Addio a questi mestieri: l’Intelligenza Artificiale eliminerà questi lavoratori | Molti italiani resteranno a piedi

Intelligenza artificiale, ecco i mestieri che spariranno (Freepik Foto) - www.notiziesecche.it
Negli ultimi anni, il mercato del lavoro ha subito profondi cambiamenti, spinti dall’innovazione tecnologica e dalla crescente digitalizzazione dei processi produttivi.
Le aziende, per rimanere competitive, stanno adottando nuove strategie organizzative, ottimizzando risorse e integrando strumenti sempre più avanzati. Questo ha portato a un’evoluzione delle competenze richieste ai lavoratori e a una ridefinizione di molte professioni.
Ogni rivoluzione tecnologica ha portato con sé trasformazioni significative. Se in passato l’automazione ha sostituito principalmente il lavoro manuale, oggi l’intelligenza artificiale e gli algoritmi avanzati stanno modificando anche le mansioni intellettuali. Il progresso non si limita a migliorare la produttività, ma ridefinisce anche il ruolo dell’essere umano in numerosi settori, imponendo nuove sfide e opportunità.
La velocità con cui queste innovazioni si diffondono è senza precedenti. I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di svolgere compiti complessi in tempi ridotti e con un margine di errore minimo. Questo porta molte aziende a considerare l’automazione come un’alternativa conveniente alla forza lavoro tradizionale, generando incertezza tra i professionisti che temono di essere sostituiti.
Di fronte a questi cambiamenti, è fondamentale analizzare quali categorie di lavoratori siano più esposte e quali strategie possano adottare per rimanere competitive. Alcune professioni rischiano di scomparire completamente, mentre altre dovranno adattarsi integrando nuove competenze per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.
Le professioni a rischio
Secondo il rapporto Focus Censis Confcooperative, nei prossimi dieci anni l’intelligenza artificiale avrà un impatto diretto su 15 milioni di lavoratori italiani. Di questi, 6 milioni potrebbero essere completamente sostituiti, mentre 9 milioni dovranno adattarsi per lavorare in sinergia con le nuove tecnologie. Le professioni più a rischio sono quelle caratterizzate da compiti ripetitivi e altamente automatizzabili. Tra i settori più esposti troviamo la contabilità, la gestione finanziaria e l’analisi statistica. Le figure professionali più vulnerabili includono matematici, tecnici della finanza, periti assicurativi, esperti in calligrafia e specialisti della gestione d’impresa.
Anche ruoli bancari e amministrativi tradizionali potrebbero ridursi drasticamente, sostituiti da software sempre più avanzati in grado di elaborare dati in maniera autonoma e precisa. La progressiva automazione non riguarda solo le mansioni impiegatizie, ma si estende anche ad altri ambiti, come la perizia economica e la valutazione del rischio. Il lavoro dei liquidatori e degli esperti assicurativi potrebbe essere delegato a sistemi di intelligenza artificiale capaci di analizzare in tempo reale grandi volumi di dati, riducendo i tempi di elaborazione e i costi per le aziende.

Adattarsi al cambiamento
Non tutte le professioni a rischio spariranno, ma molte dovranno necessariamente evolversi e integrare nuove competenze. Tra le categorie più coinvolte in questo processo figurano dirigenti della finanza e dell’amministrazione, avvocati, notai, magistrati e specialisti in discipline economiche. Per questi lavoratori, il futuro non prevede una sostituzione totale, ma una trasformazione del proprio ruolo grazie all’uso intelligente dell’AI.
L’analisi del Censis evidenzia inoltre che l’istruzione e il genere influenzano la vulnerabilità ai cambiamenti. Il 57% dei lavoratori a rischio è costituito da donne, e una percentuale significativa di questi ha un titolo di studio elevato. Ciò potrebbe amplificare il gender gap e richiedere l’implementazione di strategie mirate per garantire un accesso equo alle nuove opportunità lavorative. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale non deve essere vista esclusivamente come una minaccia, ma come un’opportunità di crescita. Secondo le stime, l’integrazione dell’AI nei processi produttivi potrebbe far aumentare il PIL italiano di 38 miliardi di euro (+1,8%) nei prossimi 10 anni. Il segreto per affrontare questa transizione sarà investire nella formazione e nell’acquisizione di competenze in grado di valorizzare la collaborazione tra uomo e macchina.