Ansia al Colloquio di Lavoro: 5 errori da non fare assolutamente | Ti giochi il contratto
Prima di partecipare ad un colloquio, è probabile che tu abbia un po’ d’ansia. Ecco a te alcuni consigli utili per affrontarlo al meglio.
L’ansia è una reazione naturale del corpo a situazioni percepite come minacciose. Si manifesta attraverso sintomi fisici come tachicardia, sudorazione, tensione muscolare e respiro accelerato. Questi segnali derivano dall’attivazione del sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo a una risposta di “lotta o fuga”.
Dal punto di vista mentale, l’ansia genera un senso di allarme continuo. Pensieri ossessivi, difficoltà a concentrarsi e un senso di catastrofismo sono comuni. Il cervello fatica a distinguere tra pericoli reali e immaginari, alimentando un ciclo di preoccupazioni.
In ambito sociale, l’ansia può portare a isolamento e difficoltà nelle interazioni. Chi ne soffre potrebbe evitare situazioni che percepisce stressanti, come parlare in pubblico o incontrare nuove persone.
Riconoscere l’ansia e parlarne è il primo passo per gestirla. Terapie cognitive, tecniche di rilassamento e il supporto di amici o professionisti possono aiutare a ridurre il suo impatto fisico e sociale, migliorando la qualità della vita.
Gli errori di base che “parlano di te”
Non ci sono scuse: arrivare in ritardo a un colloquio di lavoro è un autogol clamoroso. Perché? Beh, da un lato urla “Non mi interessa abbastanza”, dall’altro suggerisce che forse organizzarsi non è proprio il tuo forte. E attenzione, anche arrivare con mezz’ora di anticipo non è esattamente il massimo. Può sembrare ansia eccessiva, e nessuno vuole iniziare un rapporto professionale con quell’energia. Insomma, calcola i tempi con un po’ di margine e, se è online, verifica prima connessione e piattaforma. Già immagino: “Scusa, non sento bene”. Non è un buon inizio, no?
Presentarti a un colloquio senza sapere niente sull’azienda è come andare a un appuntamento al buio senza nemmeno chiedere una foto. Non c’è scusa che tenga: basta una rapida occhiata al sito o un giro sui loro social per raccogliere le informazioni base. Conoscere la mission, i valori o il tipo di progetti su cui lavorano non solo ti aiuta a fare bella figura, ma ti dà anche qualche spunto per fare domande intelligenti. E poi diciamocelo: sarebbe pure utile capire se quell’azienda fa davvero per te, no?
Il tuo atteggiamento fa la differenza
“L’abito non fa il monaco”… sì, ma al colloquio conta eccome. Questo non vuol dire tirare fuori il vestito più elegante che hai, ma adattarti al contesto. Se stai puntando a un ruolo creativo, un look troppo formale potrebbe sembrare fuori luogo; mentre in un ambiente più tradizionale, un abbigliamento casual rischia di giocarti contro. Ah, e niente outfit eccessivi o trasandati: devi sembrare curato e professionale, non pronto per una serata in discoteca o per una maratona di Netflix.
Mentire su competenze o esperienze è come costruire una casa su sabbie mobili. Magari funziona nel breve periodo, ma appena ti mettono alla prova… puff, il castello crolla. E poi, se ti scoprono (spoiler: è quasi certo), la tua credibilità va a farsi benedire. Meglio essere onesti e magari sottolineare la voglia di imparare. Fidati, i selezionatori apprezzano di più qualcuno autentico che non ha tutte le risposte ma è disposto a mettersi in gioco.