Caffé Decaffeinato: quando saprai come tolgono la caffeina ci penserai due volte prima di ordinarlo

Sicuri di volerlo ancora? (pixabay.com) - www.notiziesecche.it
Caffè decaffeinato: scopri come viene tolta la caffeina e ripenserai due volte prima di ordinarlo! Una tradizione controversa.
Il caffè fa parte delle nostre abitudini quotidiane, un rituale che ci accompagna dalla mattina fino a sera e che trova un perfetto collocamento anche dopo cena, specialmente per chi cerca qualcosa di più leggero.
Tuttavia, dietro questo gesto così comune si celano scelte che potremmo non considerare e che, una volta rivelate, potrebbero farci cambiare prospettiva.
Per esempio, tanti amano il caffè decaffeinato; insieme a tante altre abitudini “healthy”, lo assumiamo convinti di fare una scelta più sana per il nostro organismo.
Tuttavia, come ogni alimento che viene trattato in corso di produzione, non siamo del tutto coscienti di ciò che contiene. E non è detto che non possa provocare danni.
Il metodo controverso di decaffeinizzazione
Un’indagine condotta dalla rivista Il Salvagente, riportata da GreenMe, ha messo in luce un aspetto poco conosciuto riguardo al caffè decaffeinato: il processo utilizzato per rimuovere la caffeina. Tra le diverse tecniche, ce n’è una che ha suscitato preoccupazione tra i consumatori più informati: l’uso del diclorometano, un solvente chimico tutt’altro che innocuo. Solo Carrefour ha confermato di impiegarlo, mentre marchi come Illy, Kimbo e Caffè Vergnano non hanno fornito risposte chiare alle richieste di chiarimento.
Il diclorometano, noto anche come cloruro di metilene, è un solvente volatile utilizzato per estrarre la caffeina dai chicchi di caffè verdi. Carrefour sostiene che la sostanza evapora a 40°C e viene completamente eliminata prima della tostatura finale, promettendo l’assenza di residui nel prodotto finale. Tuttavia, esperti citati da Il Salvagente avvertono che la questione trascende l’aspetto tecnico, investendo anche la sfera della salute. Luca Campisi, professore di Tossicologia alimentare all’Università di Pisa, ha chiarito che anche piccole quantità residue di diclorometano potrebbero accumularsi nel corpo nel lungo periodo, specialmente con un consumo abituale.

Normative e mancanza di informazione
Dal punto di vista legale, l’utilizzo del diclorometano è regolato da limiti molto specifici, conformi alla Direttiva europea 2009/32/CE. Tuttavia, non esiste l’obbligo di indicare in etichetta il metodo di decaffeinizzazione, lasciando i consumatori all’oscuro. Come evidenziato da GreenMe, molti potrebbero quindi acquistare caffè senza conoscere le sostanze con cui è stato trattato.
Fortunatamente, esistono molte aziende che hanno scelto metodi di decaffeinizzazione più “naturali“, come l’estrazione ad acqua o con anidride carbonica. Questi processi sono considerati più sicuri e vengono orgogliosamente riportati in etichetta. Tuttavia, non sempre è così: l’inchiesta ha rivelato che, nel caso venga utilizzato un solvente, le informazioni tendono a scarseggiare. L’unica a esporsi è stata Carrefour, mentre il silenzio degli altri produttori alimenta il sospetto.