Cervello, è sempre più difficile memorizzare: perché non ricordiamo ciò che leggiamo?
Perché se leggiamo tanto, ricordiamo così poco? Il paradosso del cervello sovraccarico nell’era dei contenuti infiniti.
Hai mai avuto quella strana sensazione di aver letto qualcosa – un libro, un articolo, persino un messaggio – e dopo pochissimo tempo, puff, è come se non l’avessi mai fatto? Non sei l’unico. Oggi siamo bombardati da informazioni di ogni tipo, e il nostro cervello fa fatica a tenere il passo. Il problema non è solo ricordare, ma proprio trattenere le informazioni. In pratica, non riusciamo più a “fissare” i ricordi come si faceva una volta, quando c’era più tempo per riflettere su ciò che si apprendeva.
Ogni giorno leggiamo, guardiamo, ascoltiamo. Ma tutto scorre così in fretta che sembra impossibile dare il giusto peso alle cose. Perché leggere un libro, per esempio, se tanto finisce tutto nel dimenticatoio? È una domanda che si fanno in molti, specie chi ama immergersi nella lettura e poi si ritrova a ricordare solo qualche vaga immagine o emozione. Non è che siamo pigri o distratti; il nostro cervello è semplicemente sovraccarico, come un computer che non ha più spazio sul disco.
E poi c’è la pressione del “consumare” il più possibile. Hai mai notato quanto sia comune saltare da una cosa all’altra? Prima un articolo, poi un video, poi magari un podcast. Tutto velocissimo, tutto di corsa. Alla fine ti senti quasi vuoto, come se nessuna di quelle cose fosse davvero rimasta con te. È frustrante, no? Sembra che oggi leggere di più equivalga a ricordare meno, una sorta di paradosso moderno che lascia interdetti.
Ma non è che stiamo dimenticando davvero tutto. Almeno, non del tutto. Anche quando sembra che ciò che abbiamo letto sia sparito nel nulla, c’è qualcosa che rimane nascosto, come un’ombra o una traccia invisibile. E questa idea, in fondo, è un po’ rassicurante.
Un cervello pieno di stimoli, ma non del tutto vuoto
Gli esperti, infatti, ci dicono che il nostro cervello funziona in modo più complesso di quanto sembri. Maryanne Wolf, una neuroscienziata, spiega che anche quando non ricordiamo i dettagli di un libro o di una storia, ciò che abbiamo letto lascia comunque il segno. Si chiama memoria implicita: quella che opera dietro le quinte, senza che ce ne rendiamo conto. In pratica, ogni esperienza contribuisce a modellare il nostro modo di pensare, anche se non ce ne accorgiamo subito.
Melissa Kirsch, una giornalista del New York Times, ha parlato proprio di questa sensazione. Racconta di aver sfogliato la lista dei 100 migliori libri del secolo e di essersi resa conto che, pur avendone letti molti, non ricordava quasi nulla. Ma questo non la scoraggia. Per lei, leggere significa lasciare che i libri influenzino il suo modo di vedere il mondo, anche se non ne conserva tutti i dettagli. E in effetti, chi di noi non ha mai finito un libro senza riuscire a richiamarne più di un paio di immagini o sensazioni?
La memoria, tra dimenticanza e adattamento
Non ricordare tutto, quindi, non è un fallimento, ma una strategia. Il nostro cervello, purtroppo (o per fortuna), non è progettato per trattenere ogni cosa. Filtra, elimina e lascia spazio a ciò che ritiene più utile. Un tempo questo meccanismo ci aiutava a sopravvivere, oggi sembra quasi remare contro di noi. Ma non è davvero così.
Anche un libro che pensiamo di aver dimenticato può aver fatto la differenza. Magari non ricordiamo i nomi dei personaggi o i dettagli della trama, ma qualcosa è rimasto: un’idea, una riflessione, una nuova prospettiva. In fondo, è questo il bello della lettura, no? Non sapere mai davvero quanto ci cambierà, anche quando crediamo di averla dimenticata.