Google smetterà di proporre pubblicità politica in Europa

Google smetterà di proporre pubblicità politica in Europa

Google interromperà le pubblicità politiche in Europa (Pixabay foto) - www.notiziesecche.it

Dal 2025, l’Unione Europea applicherà nuove regole per disciplinare la pubblicità politica online.

Su Google troviamo ogni tipo di pubblicità, ma una in particolare è quella che fa più eco: la pubblicità politica. E’ un elemento centrale nelle campagne elettorali moderne, ed inevitabilmente nel periodo delle elezioni, sia europee che nostrane, troveremo di tanto in tanto spazi pubblicitari dedicati ai prossimi e potenziali politici.

Piattaforme digitali come Google, Facebook e YouTube sono diventate i principali canali nei quali veicolare messaggi politici, grazie alla loro vasta portata raggiungere elettori di ogni genere ed età.

La crescente preoccupazione per la trasparenza e la regolamentazione di queste pubblicità ha spinto le autorità a introdurre normative più rigorose, in particolare in Europa. A partire dal 2025, l’Unione Europea applicherà nuove regole per disciplinare la pubblicità politica online.

Google ha annunciato una decisione significativa: interromperà la diffusione di pubblicità politiche in tutta l’Unione Europea.

La regolamentazione della pubblicità politica nell’Unione Europea

Nel 2023, l’Unione Europea ha introdotto il Regolamento sulla trasparenza e il targeting delle pubblicità politiche, un passo importante per garantire maggiore chiarezza e controllo sulle campagne elettorali online. Il regolamento, che entrerà in vigore nell’ottobre del 2025, mira a rendere più trasparenti i finanziamenti e i meccanismi di targeting delle pubblicità politiche, nonché a fornire agli utenti informazioni più precise su chi sta pagando per una determinata inserzione. Si fa riferimento in primis alla “pubblicità politica” in modo molto ampio, quindi si deduce che qualsiasi pubblicità che ha come scopo quello di influenzare l’opinione pubblica non sarà molto gradito.

La legge, però, ha suscitato preoccupazioni tra le aziende tecnologiche, tra cui Google, che hanno sollevato dubbi riguardo alla complessità delle nuove normative. Una delle principali difficoltà evidenziate riguarda la definizione precisa delle campagne politiche, che potrebbe non includere tutte le inserzioni locali o nazionali. La difficoltà nel raccogliere dati sufficienti per identificare correttamente le pubblicità politiche rende complesso il compito di applicare le misure di trasparenza previste dal regolamento. Questa situazione ha spinto Google a prendere una posizione drastica, decidendo di sospendere completamente le pubblicità politiche su tutte le sue piattaforme nell’Unione Europea entro il 2025.

Illustrazione di un comizio elettorale (Pixabay FOTO) – www.notiziesecche.it

Il futuro della pubblicità politica online

La decisione di Google di smettere di mostrare pubblicità politiche nell’Unione Europea avrà un impatto significativo sia sulle campagne elettorali future che sul panorama della pubblicità digitale in Europa. In primis, questa mossa solleva interrogativi sulla capacità delle piattaforme tecnologiche di conformarsi a regolamenti sempre più stringenti, non solo in Europa, ma anche a livello globale. Negli ultimi anni, Google ha già interrotto la pubblicità politica in altri paesi, tra cui Francia, Canada e Brasile, rispondendo a normative locali simili. L’Unione Europea rappresenta un mercato molto grande e influente, il che implica che la decisione di Google potrebbe avere ripercussioni a lungo termine sul modo in cui vengono gestite le campagne politiche online.

Questa decisione potrebbe spingere altre piattaforme digitali a seguire l’esempio di Google, amplificando il dibattito sulla regolamentazione della pubblicità politica. Le campagne politiche potrebbero dover adattarsi a nuove strategie di comunicazione, cercando di trovare metodi alternativi per raggiungere gli elettori attraverso canali diversi dalla pubblicità online. In questo scenario, le elezioni ed i comizi potrebbero tornare ad essere più “fisici”, spingendo i vari governi e i vari partiti ad investire su comunicazioni più dirette attraverso i media tradizionali.