L’Agenzia delle Entrate accede ai conti correnti: cosa stanno controllando | É tutto legale
Alcune volte l’Agenzia delle Entrate può accedere ai conti correnti e fare alcuni controlli. E tutto questo è perfettamente legale.
Ci sono alcuni enti statali che, quando necessario, possono dare un’occhiata ai conti correnti dei cittadini. Non lo fanno per curiosità, ovviamente, ma per controllare che tutto sia in regola con tasse, contributi e possibili illeciti finanziari.
Uno dei principali è l’Agenzia delle Entrate, che monitora i movimenti bancari per verificare eventuali incongruenze con le dichiarazioni dei redditi. Poi c’è la Guardia di Finanza, che può intervenire in caso di sospetti su evasione fiscale, riciclaggio o attività illecite.
Anche l’INPS può accedere ai conti, ma solo per verificare la situazione economica di chi richiede determinate prestazioni, come bonus e sussidi.
In generale, questi controlli non sono casuali: vengono effettuati solo quando c’è un motivo valido, come un’indagine in corso o movimenti finanziari poco chiari. Quindi, se tutto è in regola, non c’è nulla da temere!
Chi può controllare i tuoi conti?
Molti pensano che i conti correnti siano un affare privato, ma la realtà è un po’ diversa. L’Agenzia delle Entrate, per esempio, ha il potere di dare un’occhiata ai movimenti bancari di chiunque per contrastare l’evasione fiscale. E la cosa curiosa? Non serve nemmeno un’autorizzazione del giudice: i controlli avvengono tramite il Registro dei Rapporti Finanziari, una sezione dell’Anagrafe tributaria che raccoglie i dati direttamente dalle banche e dagli uffici postali.
Questo significa che ogni anno gli istituti di credito comunicano al Fisco le informazioni sui conti attivi, e l’Agenzia può incrociare questi dati con le dichiarazioni dei redditi per verificare se tutto torna. Se qualcosa non quadra, può partire un controllo più approfondito. In pratica, non ci sono occhi puntati su di te 24 ore su 24, ma se salta fuori qualcosa di sospetto, allora sì, il Fisco potrebbe farsi avanti.
Come avvengono i controlli?
Il Fisco non controlla a caso, usa strumenti avanzati per individuare chi potrebbe nascondere qualcosa. Tra questi c’è l’Anonimometro, un algoritmo che analizza i dati bancari in modo anonimo e segnala i profili a rischio. Poi ci sono i controlli automatizzati, che mettono a confronto i movimenti del conto con le dichiarazioni dei redditi. Se qualcosa non torna, scatta l’approfondimento mirato, ovvero un controllo più dettagliato sulla situazione di un contribuente.
Ma la parte più insidiosa è che l’Agenzia delle Entrate può presumere che ogni versamento sul conto sia un reddito imponibile, a meno che il contribuente non dimostri il contrario con documenti chiari. Questo vale anche per i conti di familiari o soci d’azienda se si sospetta un collegamento con la persona sotto esame. Insomma, se il Fisco bussa alla porta, meglio avere tutto in ordine e saper spiegare ogni movimento, perché qui vale la regola del “dimostrare, altrimenti paghi”.