Microplastiche negli alimenti, occhio ai contenitori: quali evitare per non rischiare la salute

A cosa porta l'eventuale assunzione di microplastiche (Canva) - notiziesecche.it
L’assunzione di microplastiche, può purtroppo portare a problematiche cerebrali non indifferenti. Scopri, quindi, come eliminarle del tutto.
La plastica è uno dei materiali più utilizzati sul pianeta, a causa della sua resistenza, leggerezza e versatilità. Ma il suo largo impiego ha, tuttavia, generato un grave problema ambientale: poiché, ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani e negli ecosistemi terrestri, mettendo quindi a rischio la vita marina, e l’equilibrio ambientale.
L’inquinamento da plastica deriva, principalmente, da rifiuti monouso, come bottiglie, sacchetti e imballaggi. Materiali, questi, che dopo esser stati dispersi nell’ambiente, impiegano centinaia di anni per degradarsi completamente. Accumulandosi, oltremodo, nell’ambiente, e causando danni al lungo termine.
Per ridurre l’inquinamento, è dunque fondamentale promuovere il riciclo, e l’uso di materiali biodegradabili. Non di meno, le politiche di riduzione della plastica monouso, e l’adozione di alternative ecologiche, possono far davvero una grande differenza.
Essendo, infine, essenziale sensibilizzare le persone sull’importanza di diminuire il consumo di plastica, incoraggiando comportamenti magari più responsabili e sostenibili.
Una realtà preoccupante
Uno studio dell’Università del New Mexico, ha rivelato che il cervello di un adulto contiene, in media, circa dieci grammi di nano e microplastiche (NMP), equivalenti al peso di una matita. Una scoperta stata ottenuta analizzando campioni di cervelli, reni e fegato di 28 individui, andando a evidenziare che le concentrazioni di plastica nel cervello son trenta volte superiori, rispetto ad altri organi. Inoltre, chi soffre di demenza presenta livelli di NMP fino a cinque volte superiori alla normalità. La presenza di micro-plastiche nel cervello potrebbe, quindi, esser collegata a disturbi cognitivi.
Un altro studio ha mostrato che le popolazioni che vivono vicino a coste contenenti acqua contaminata da microplastiche, hanno prestazioni cognitive inferiori, e un rischio maggiore di sviluppare disabilità cognitive. Suggerendoci, questo, che esiste una probabilissima correlazione fra inalazione o ingestione di NMP, e il declino appunto delle funzioni cerebrali. Motivo per cui, infatti, se ne trovano sempre più all’interno del pesce che mangiamo quotidianamente.

Strategie per ridurne l’assunzione
Sebbene eliminare del tutto la plastica sia impossibile, è invece possibile ridurre l’assunzione di NMP. Bere acqua dal rubinetto, piuttosto di quella contenuta in bottiglie di plastica; evitare di scaldare cibi in contenitori di plastica; e limitare il consumo di cibi ultra-processati, son tutte strategie efficaci. Persino la conservazione degli alimenti in vetro, ceramica o acciaio, diminuisce l’esposizione.
All’attuale, non esistono metodi chiari per eliminare le microplastiche dal corpo. Eppure, alcuni studi sui pesci hanno dimostrato che, riducendo l’esposizione alle NMP, le concentrazioni nel cervello quasi si azzerano. Sì, la ricerca in questione è ancora agli inizi, ma adottare comportamenti più consapevoli può già fare una notevole differenza.