Libreria (Depositphotos foto) - www.notiziesecche.it
Dopo quasi sessant’anni, Nuuk resta senza librerie: l’Atuagkat chiude per sempre, lasciando un vuoto nella vita culturale della capitale.
C’è qualcosa che manca, adesso, quando si cammina per le vie di Nuuk. Non è il freddo — quello c’è sempre stato. È un vuoto diverso, più silenzioso. La città continua la sua routine tra il vento gelido e il traffico lento, ma chi conosceva bene il centro, lo sente: manca un posto che era più di un semplice negozio. Un luogo dove la carta profumava ancora d’inchiostro e i consigli arrivavano prima delle copertine.
In una terra dove la natura domina e i collegamenti sono complicati, avere accesso alla cultura non è mai stato scontato. Ma a Nuuk, per decenni, c’era un piccolo faro: una libreria con i suoi scaffali un po’ disordinati e quella sensazione che lì dentro si potevano ancora trovare storie capaci di parlare di Groenlandia, di identità, di futuro. O anche solo di farti compagnia in una sera lunga d’inverno.
Oggi al suo posto c’è… un parrucchiere. Niente contro i parrucchieri, ovvio. Però, davvero, un po’ colpisce. Dove prima si sfogliavano romanzi, ora si tagliano capelli. E per tanti è come se si fosse spento un punto d’incontro, un posto dove fermarsi, anche solo per fare due chiacchiere sul libro appena uscito o su cosa leggere dopo. Cose semplici, sì, ma importanti.
Questa chiusura non è solo la fine di una libreria: è un pezzo di cultura che se ne va. Soprattutto in una comunità come quella groenlandese, dove la letteratura — anche quella contemporanea — è uno dei pochi strumenti per custodire e trasmettere lingua e storie locali. Senza un punto di riferimento, tutto diventa più complicato.
A metà gennaio, ha abbassato la serranda per sempre l’Atuagkat Boghandel, l’ultima libreria di tutta la Groenlandia. Aperta nel 1966, era sopravvissuta a vari traslochi, tempeste e cambi di gestione. Negli ultimi vent’anni la teneva in piedi Claus Jordening, che ora è tornato in Danimarca con la famiglia. Aveva provato a vendere l’attività a un prezzo davvero accessibile, ma niente — nessuno ha raccolto il testimone.
Ora, proprio vicino al supermercato Brugseni, c’è quel salone nuovo di zecca. Ma per gli abitanti di Nuuk non è solo un cambiamento urbano: è la fine di un luogo che dava spazio anche agli autori locali, alle piccole case editrici che con 50 copie vendute facevano festa. Jordening comprava subito 20, 30, anche 50 copie di ogni nuova uscita. Un gesto piccolo, ma fondamentale per un mercato come quello groenlandese, dove 300 copie vendute significano bestseller.
Con la libreria fuori gioco, i lettori groenlandesi devono arrangiarsi. Qualche libro si trova ancora nei negozi di souvenir, nei musei, oppure tra i prodotti per bambini sugli scaffali di Brugseni. Anori Art — che è più una galleria che altro — ha ancora qualche titolo, ma nulla che possa davvero sostituire una libreria vera.
Le case editrici come Milik, spesso gestite da una sola persona (letteralmente), faticano a tenere il ritmo. La fondatrice, Lene Therkildsen, continua a pubblicare qualche titolo ogni anno, ma ammette che le energie non sono più quelle di una volta. Intanto Aka Hansen, attivista e scrittrice, passa spesso a controllare le scorte dei suoi libri nei negozi che ancora li espongono. E sì, la gente entra e li chiede, specie adesso che l’Atuagkat non c’è più.
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