Partite Iva forfettarie: l’Agenzia delle Entrate effettua questi controlli incrociati

Partite Iva forfettarie: l’Agenzia delle Entrate effettua questi controlli incrociati

Un approfondimento sulle partite IVA forfettarie (canva.com) - www.notiziesecche.it

Un approfondimento sulle partite IVA forfettarie: i controlli incrociati dell’Agenzia delle Entrate sono i seguenti. Scopriamoli.

In questo articolo di oggi intendiamo esplorare una tematica fiscalmente spinosa ma che rappresenta un’opportunità a seconda dell’angolazione da cui si desidera osservarla.

La partita IVA. Uno strumento con il quale diversi professionisti in cerca di indipendenza e nuove opportunità si aprono a nuovi scenari in cui sono in controllo della loro carriera.

Tuttavia, dati i rischi legati ad abusi sul regime sia da parte dei lavoratori che di chi impiega, l’Agenzia delle Entrate ha potenziato i controlli sulle partite IVA in regime forfettario.

Secondo quanto riportato da Brocardi, l’attività di verifica si concentra su vari aspetti chiave, con l’intento di identificare eventuali irregolarità e applicare le sanzioni adeguate.

Requisiti di accesso

Il regime forfettario è riservato alle persone fisiche titolari di partita IVA che svolgono attività d’impresa, artistiche o professionali. Per poter accedere a questo regime, i contribuenti devono rispettare alcuni requisiti fondamentali. In particolare, nell’anno precedente, i ricavi o compensi non possono superare gli 85. 000 euro, mentre le spese per lavoro accessorio, dipendenti e collaboratori non devono eccedere i 20. 000 euro lordi. Inoltre, il contribuente non deve aver percepito redditi da lavoro dipendente o pensione superiori a 30. 000 euro.

I controlli si concentrano su numerosi aspetti. In primo luogo, viene verificato che il limite di 85. 000 euro di ricavi o compensi annui non sia stato superato. Particolare attenzione viene riservata anche alle spese per dipendenti e collaboratori, che non devono superare i 20. 000 euro lordi. Inoltre, il Fisco esamina eventuali redditi aggiuntivi derivanti da lavoro dipendente o pensione, i quali non devono oltrepassare i 30. 000 euro annui. Un ulteriore ambito di controllo riguarda i contribuenti che potrebbero aver trasformato un rapporto di lavoro subordinato in autonomo, mantenendo tuttavia caratteristiche di dipendenza.

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I controlli si concentrano su numerosi aspetti (canva.com) – www.notiziesecche.it

Conseguenze delle irregolarità

Secondo Brocardi, le verifiche attualmente in corso riguardano in particolare le annualità 2019, con l’invio di schemi di accertamento ai contribuenti che non hanno rispettato i requisiti stabiliti, permettendo al contribuente di esercitare il diritto al contraddittorio. In caso di irregolarità accertate, il regime forfettario cessa di essere applicabile a partire dall’anno successivo a quello in cui uno dei requisiti di accesso viene a mancare o si verifica una causa di esclusione.

Come riportato da Brocardi, un caso pratico riguarda un errore nel calcolo del limite di ricavi nel 2019. In quell’anno, il plafond massimo era fissato a 65. 000 euro. Tuttavia, aprendo la partita IVA il 1° dicembre, il limite doveva essere proporzionato all’anno in corso, risultando quindi in un importo di 5. 520,55 euro. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha imposto una sanzione del 90%, in aggiunta a un ulteriore 10% per via della discrepanza tra il reddito accertato e quello dichiarato.