Partite Iva forfettarie: l’Agenzia delle Entrate effettua questi controlli incrociati

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Un approfondimento sulle partite IVA forfettarie: i controlli incrociati dell’Agenzia delle Entrate sono i seguenti. Scopriamoli.
In questo articolo di oggi intendiamo esplorare una tematica fiscalmente spinosa ma che rappresenta un’opportunità a seconda dell’angolazione da cui si desidera osservarla.
La partita IVA. Uno strumento con il quale diversi professionisti in cerca di indipendenza e nuove opportunità si aprono a nuovi scenari in cui sono in controllo della loro carriera.
Tuttavia, dati i rischi legati ad abusi sul regime sia da parte dei lavoratori che di chi impiega, l’Agenzia delle Entrate ha potenziato i controlli sulle partite IVA in regime forfettario.
Secondo quanto riportato da Brocardi, l’attività di verifica si concentra su vari aspetti chiave, con l’intento di identificare eventuali irregolarità e applicare le sanzioni adeguate.
Requisiti di accesso
Il regime forfettario è riservato alle persone fisiche titolari di partita IVA che svolgono attività d’impresa, artistiche o professionali. Per poter accedere a questo regime, i contribuenti devono rispettare alcuni requisiti fondamentali. In particolare, nell’anno precedente, i ricavi o compensi non possono superare gli 85. 000 euro, mentre le spese per lavoro accessorio, dipendenti e collaboratori non devono eccedere i 20. 000 euro lordi. Inoltre, il contribuente non deve aver percepito redditi da lavoro dipendente o pensione superiori a 30. 000 euro.
I controlli si concentrano su numerosi aspetti. In primo luogo, viene verificato che il limite di 85. 000 euro di ricavi o compensi annui non sia stato superato. Particolare attenzione viene riservata anche alle spese per dipendenti e collaboratori, che non devono superare i 20. 000 euro lordi. Inoltre, il Fisco esamina eventuali redditi aggiuntivi derivanti da lavoro dipendente o pensione, i quali non devono oltrepassare i 30. 000 euro annui. Un ulteriore ambito di controllo riguarda i contribuenti che potrebbero aver trasformato un rapporto di lavoro subordinato in autonomo, mantenendo tuttavia caratteristiche di dipendenza.

Conseguenze delle irregolarità
Secondo Brocardi, le verifiche attualmente in corso riguardano in particolare le annualità 2019, con l’invio di schemi di accertamento ai contribuenti che non hanno rispettato i requisiti stabiliti, permettendo al contribuente di esercitare il diritto al contraddittorio. In caso di irregolarità accertate, il regime forfettario cessa di essere applicabile a partire dall’anno successivo a quello in cui uno dei requisiti di accesso viene a mancare o si verifica una causa di esclusione.
Come riportato da Brocardi, un caso pratico riguarda un errore nel calcolo del limite di ricavi nel 2019. In quell’anno, il plafond massimo era fissato a 65. 000 euro. Tuttavia, aprendo la partita IVA il 1° dicembre, il limite doveva essere proporzionato all’anno in corso, risultando quindi in un importo di 5. 520,55 euro. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha imposto una sanzione del 90%, in aggiunta a un ulteriore 10% per via della discrepanza tra il reddito accertato e quello dichiarato.