Pensioni da fame, a gennaio trattenute record | Se leggi la cifra ti prende un colpo
Non sarà un buon periodo delle pensioni, e a gennaio ci saranno le prime trattenute. E’ un duro colpo per gli anziani!
Con “pensioni da fame” ci si riferisce a trattamenti pensionistici il cui importo è così basso da non permettere ai beneficiari di coprire le spese essenziali per una vita dignitosa.
Questo fenomeno riguarda principalmente anziani con carriere lavorative discontinue, salari bassi o condizioni lavorative precarie che hanno portato a contributi insufficienti.
Chi percepisce pensioni minime spesso si trova in condizioni di povertà relativa o assoluta, dovendo fare affidamento su aiuti esterni, come sostegni familiari o interventi statali.
Questa situazione può generare isolamento sociale, stress finanziario e difficoltà a mantenere una qualità della vita adeguata, soprattutto in un contesto di aumento dei costi di beni essenziali.
Le trattenute dell’Inps
La manovra approvata il 28 dicembre 2024 prevede che l’Inps effettui un ricalcolo delle trattenute fiscali sulle pensioni, relativo all’anno 2024. Questo ricalcolo considera l’Irpef e le addizionali regionali e comunali, basandosi esclusivamente sulle prestazioni pensionistiche erogate dall’Inps. Per alcuni pensionati, il recupero delle somme a debito potrebbe azzerare il cedolino di gennaio e febbraio, qualora le imposte dovute risultino pari o superiori all’importo mensile della pensione.
Le categorie più a rischio sono quelle con un reddito pensionistico complessivo elevato, mentre i pensionati con importi annui inferiori a 18.000 euro e con conguagli superiori a 100 euro beneficeranno di una rateazione delle trattenute fino a novembre. Restano escluse dal ricalcolo e dalle trattenute alcune prestazioni, come assegni sociali, pensioni di invalidità civile e trattamenti non tassabili per residenza estera, garantendo così un margine di protezione per le fasce più vulnerabili.
Prospettive per il 2025
Nonostante il disagio iniziale dovuto alle trattenute, il 2025 porterà una rivalutazione degli assegni pensionistici, con un indice provvisorio dello 0,8%. Questo incremento garantirà un aumento mensile lordo di circa 8 euro ogni 1.000 euro di pensione, contribuendo, seppur in misura modesta, a mitigare l’impatto economico delle trattenute. Per esempio, una pensione di 1.500 euro vedrà un aumento di 12 euro, mentre una di 2.500 euro riceverà circa 19,92 euro in più.
Resta esclusa dalla rivalutazione una serie di prestazioni di accompagnamento alla pensione, come l’Ape sociale e gli assegni straordinari, poiché non rientrano nella categoria delle prestazioni pensionistiche. Nonostante le difficoltà iniziali, la rivalutazione rappresenta un segnale positivo per i pensionati, che potranno contare su un leggero adeguamento per contrastare l’inflazione e mantenere il potere d’acquisto. Nonostante l’apparente situazione critica, si prospetta un futuro meno pesante per i pensionati.